IL POLITICO ,
L'ABUSIVISTA E L'AVVOCATO
Lo scorso lunedì 17 febbraio si
è celebrata l’ultima scena, in ordine cronologico, della lunga farsa a cui
assistiamo fin dal 2009.
L'ennesimo tentativo del vecchio
politico ed ex assessore ai Lavori Pubblici, Armando Tondinelli, di riciclarsi
quale nuovo, sedicente “tribuno della plebe”, affiancato dal
cittadino-abusivista Arturo Cimaglia, con cui condivide sia l'avvocato
Francesco Bianchi, anche egli presente alla conferenza stampa, che l'interesse
(del Cimaglia, non della collettività che ha eletto Tondinelli) di ottenere dal
Comune, in zona sottoposta a vincoli:
-
l'autorizzazione a lottizzare un terreno già saturo di abusi (ma
opportunamente e successivamente intestato al figlio) con nove ville, lasciando
gli oneri di urbanizzazione a carico della comunità braccianese;
-
il condono di numerosi fabbricati abusivi
realizzati dal Cimaglia sul fondo di sua proprietà, prima di cedere la parte
inedificata al figlio.
Per perseguire tale illecito
scopo, il politico, l'abusivista e l'avvocato non solo hanno impugnato gli atti
dell'ente locale al TAR competente, che non li ha accolti, ma hanno presentato
una pletora di strumentali denunce presso la Procura di Civitavecchia, allo
scopo di intimidire Amministrazione e dipendenti comunali.
Sembra, tuttavia, che nel corso
della conferenza stampa l'ineffabile trio, nel propinare la consueta "fuffa" con
cui da anni ammorbano l'aria braccianese e ingolfano la Procura
civitavecchiese, abbia dimenticato di raccontare cosa davvero è accaduto negli
ultimi cinque anni e quali siano i clamorosi sviluppi scaturiti da questa
iperattività giudiziaria.
Le centinaia di denunce del trio
Tondinelli/Cimaglia/Bianchi sono state quasi tutte oggetto di archiviazione,
sentenze di non luogo a procedere confermate dalla Cassazione, sentenze di
assoluzione a seguito del dibattimento.
La massiva attività di denuncia
del trio ha partorito due procedimenti, che hanno superato l'udienza
preliminare: uno si è concluso con sentenza di piena assoluzione e l'altro è ancora
in dibattimento in I grado.
Ad oggi, non esiste una (una)
sentenza di condanna, anche solo in I grado, a carico degli amministratori o
dei dipendenti comunali, scaturita dalle denunce del trio.
Dunque, le centinaia di denunce,
ricorsi, azioni civili e amministrative hanno ottenuto in cinque anni un
significativo risultato: lo zero assoluto.
Nessun processo vinto, la
stragrande maggioranza già persi, qualcuno ancora in corso, il tutto a spese
dei cittadini.
Dalla constatazione di un tale
fallimento nasce la comprensibile frustrazione del composito trio, che si è
visto costretto a convocare una conferenza stampa per spiegare ai loro supporters
che è colpa della Procura se ancora non succede nulla, se il tanto
pubblicizzato ribaltone giudiziario non arriva mai.
Eppure, sono trascorsi ben cinque
anni, possibile che nulla, ma proprio nulla, sia accaduto?
In realtà molto è accaduto,
perché, stando alle teorie complottiste su scala universale del trio
Tondinelli/Cimaglia/Bianchi, bisognerebbe sostituire non solo i magistrati
della Procura, che non perdono più tempo dietro le bufale denunciate dai tre,
ma anche l'intero ufficio GIP-GUP del Tribunale di Civitavecchia, la sezione
penale collegiale del medesimo Tribunale e financo la V sezione penale della
Corte di Cassazione, anch'esse parte della congiura planetaria ordita contro i
tre moschettieri della res publica, atteso che i magistrati appartenenti
a tali uffici archiviano e assolvono anche quando la Procura è contraria e/o
impugna i loro provvedimenti e rinviano a giudizio il Tondinelli anche quando
la Procura ne chiede l'archiviazione.
Senza contare tutti i magistrati
della sezione civile dello stesso Tribunale e del TAR Lazio che, in tutti
questi anni, mai hanno accolto le istanze del trio e, dunque, anche loro hanno
congiurato per disconoscere un diritto che stando alle parole del politico,
dell'abusivista e del loro avvocato, sarebbe sacrosanto.
Recentemente, in merito a tale,
strumentale e sgangherata iperattività giudiziaria, un sostituto procuratore
presso la Procura di Civitavecchia, nel chiedere l'archiviazione in un sol
colpo di una mezza dozzina di denunce del Tondinelli, ha così felicemente
riassunto l'attività del politico: “Può
bastare, ad opinione di chi scrive, indicare che le denunce del Consigliere
Tondinelli, da un punto di vista soggettivo, riguardano, direttamente o
indirettamente, praticamente tutti i componenti politici ed amministrativi
dirigenziali del Comune di Bracciano all’epoca dei fatti, il Sindaco, il Vice
Sindaco, i componenti del Consiglio Comunale, della Giunta Comunale,
Commissione Urbanistica, Commissione Edilizia, di esperti ambientali, di
impiegati comunali, di consulenti tecnici e tecnici esterni, nonché il
Segretario Generale, il Direttore Generale, i Capi Area Responsabili dello
sportello Unico, nonché l’intero Collegio dei Revisori, nonché svariati altri
dirigenti di quel Comune; inoltre risultano denunciati per i reati di abuso e
omissioni di atti d’ufficio anche vari funzionari della Regione Lazio, del
Dipartimento del Territorio, di talché, ragionando per esclusione, può ancora
più in sintesi dirsi che, rispetto a quel Comune, i soggetti non denunciati
rimangono il Tondinelli medesimo, i Consiglieri di minoranza e gli impiegati
aventi qualifiche non dirigenziali”.
Come moltissimi braccianesi,
anche nel palazzo di Giustizia di Civitavecchia hanno finalmente compreso chi è
Armando Tondinelli.
Piccato da questa constatazione,
il Tondinelli, coerentemente con il proprio personaggio mediatico, ha avanzato
un esposto anche nei confronti del Pubblico Ministero in questione, reo di aver
semplicemente scritto ciò che l’Amministrazione sostiene da anni.
Per questa vicenda, il Tondinelli
è indagato per calunnia e diffamazione dalla Procura di Perugia, a seguito di
denuncia avanzata dal Pubblico Ministero di Civitavecchia.
Ancor più recentemente,
l'avvocato dai due condiviso, insoddisfatto del lavoro di un altro sostituto
procuratore, reo di non aver assecondato più la pioggia di richieste che gli
pervengono quotidianamente, ha perfino chiesto al Procuratore capo l'avocazione
delle indagini o la sostituzione del Pubblico Ministero con altro più
permeabile alle istanze del trio.
Scriveva Paul Valery che quando
non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore.
Vedremo anche questa vicenda che
fine farà.
Intanto, il Tondinelli ha
prudentemente omesso di riferire che, oltre al procedimento perugino, è
imputato (su ordine del GIP, dopo che la Procura aveva chiesto l'archiviazione)
per diffamazione aggravata nei confronti del Sindaco, ha in corso un
procedimento civile con il quale l’Amministrazione ha richiesto un risarcimento
di tre milioni di euro insieme ad altre quattro persone, oltre ad essere stato
querelato da alcuni dipendenti comunali ancora per il reato di diffamazione.
Ma accantonati i tentativi di
sovvertimento dell’attuale maggioranza per via giudiziaria, con gli esiti
appena rammentati, questa amministrazione è ancora in attesa di comprendere i
contenuti della proposta politica di cambiamento avanzata dal consigliere Tondinelli,
la cui unica azione politica è stata finora tutta tesa a dimostrare la pretesa
illiceità della lottizzazione La Lobbra (tesi smentita, da ultimo, anche dal
consulente della Procura ), ad esclusivo vantaggio dell'abusivista, di cui è
personale portavoce e con cui condivide l'avvocato, come se ai cittadini
interessasse davvero qualcosa di una tale, conclamata fandonia.
Ma chi trae vantaggio, e quale,
da questo polverone giudiziario?
Sicuramente l'avvocato dei due,
per ovvie ragioni di fatturato in tempo di crisi del settore.
Sicuramente, ne trae vantaggio il
cittadino Cimaglia, che impedisce di fatto il ristabilirsi della giustizia per
mezzo dell'adozione dei provvedimenti repressivi degli abusi edilizi da lui
perpetrati, sostenendo che, avendoli denunciati tutti, direttamente o tramite
il suo portavoce personale Tondinelli, nessun funzionario comunale o regionale
può assumere provvedimenti contro di lui, per un preteso conflitto d'interessi
da lui stesso creato ad arte.
E, infine, ne trae vantaggio il
Tondinelli, il quale – come scrive un PM di Civitavecchia – denuncia per fatti
inesistenti ogni avversario politico e diffonde le proprie infondate denunce
facendone strumento di lotta politica ad uso e consumo dei social networks,
nel tentativo puerile di accreditarsi quale paladino dei diritti dei cittadini,
ma in realtà facendo (a spese dei cittadini) il portavoce personale di un
abusivista, che tenta una lottizzazione impossibile in danno della
collettività.
E i cittadini?
Alle tasche dei cittadini la
sistematica, strumentale e sconclusionata iperattività giudiziaria, messa in
piedi per perseguire i propri, esclusivi interessi dal consigliere Tondinelli,
dal cittadino Cimaglia e dall'avvocato Bianchi, è costata (finora) oltre €
50.000,00 di danni diretti, consistenti nelle spese legali rimborsate
dall'ente pubblico alla moltitudine di funzionari che erano dai tre stati
denunciati infondatamente, e tale cifra è destinata a crescere vertiginosamente
non appena tutti i nodi giudiziari verranno al pettine e dovranno essere
rimborsate le parcelle di tutti coloro che sono stati accusati ingiustamente.
A tali danni, vanno aggiunti i
costi indiretti che i cittadini sostengono ogni giorno a causa della paralisi
della attività degli uffici comunali, soverchiati dalla azione di sabotaggio
sistematico delle attività amministrative e che si sostanzia non solo nelle
rammentate denunce e nella dovuta attività di polizia giudiziaria che ne
consegue, ma nella quotidiana proposizione di diffide, nell'avanzare richieste di
accesso impossibili da esaudire, nel chiedere migliaia di copie ogni giorno: in
una parola, nell'uso distorto sia del munus publicum, che dei diritti di
accesso garantiti ai cittadini.
Questa Amministrazione non può
che contrastare con i mezzi offerti dall'ordinamento tali condotte e, quanto
alla rappresentazione mediatica del trio, assistere all'avanspettacolo offerto,
non senza aver denunciato l'ennesimo, strumentale tentativo di nascondere
dietro un polverone mediatico il nulla politico e gli interessi privati di
alcuni, e prendere con stupore atto che oggi le file dei nemici dell'ineffabile
trio si sono ingrossate, comprendendo coloro (i magistrati di Civitavecchia)
che fino a ieri erano dal medesimo trio attesi come la cavalleria liberatrice
dal giogo dell'oppressore.
Convinti che la Giustizia non sia
un orpello da sfoggiare quando fa comodo e da riporre in un cassetto quando non
fa ciò che vorremmo, gli amministratori di questo Comune stigmatizzano ancora
una volta l'uso distorto e strumentale dell'istituto processuale della denuncia
di reato, per perseguire fini estranei al bene collettivo, la diffusione di
false informazioni tra la cittadinanza e l’aggressione quotidiana ai dipendenti
e funzionari del Comune di Bracciano, ai quali si cerca di impedire di svolgere
con serenità e nel rispetto della legalità il proprio lavoro.